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13. Storia dell’idea del cooperativismo universale


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Può essere interessante sapere come e quando si è formata l'idea del cooperativismo universale. Prima di tutto vorrei scrivere due cenni sulla formazione delle mie idee politiche. La mia famiglia paterna, piccoli proprietari terrieri, era originaria dell'Istria, da un paesino equidistante da Trieste, Pola e Fiume: Una famiglia tanto ricca da possedere una casa padronale, alcuni piccoli appartamenti in una località turistica, dei boschi, molte vigne e altri terreni coltivabili, e altrettanto povera da dover letteralmente stringere la cinghia in periodi di cattivo raccolto. Una famiglia in cui tutti i componenti lavoravano la terra, ma dove i figli scappavano volentieri e ripetutamente in città a cercare fortuna e una vita più intensa, per ritornare al paese tutte le volte che sentivano la necessità di un tranquillo rifugio. Era una famiglia che rispettava e obbediva l'Imperatore d'Austria prima e il Re d'Italia poi.

Il fascismo fu accolto con scetticismo, mio padre infatti si proclamava apolitico con simpatie per la socialdemocrazia. Con il fascismo venne la guerra e dopo la guerra i partigiani di Tito che confiscarono i beni e terrorizzarono con azioni fasciste le popolazioni dell'Istria e della Dalmazia che furono costrette a emigrare in massa. Rimasero in Istria e in Dalmazia solamente coloro che avevano già avuto simpatie per i comunisti o chi, combattuto tra la paura di un genocidio e l'amore per la sua terra, riuscì a superare la prima, a sopportare i primi cruenti mesi dell'invasione e arrivare così più o meno indenne al periodo della "normalizzazione". I sentimenti dei profughi istriani e dalmati verso i comunisti non potevano ovviamente essere benevoli e la mia era diventata una famiglia di profughi.

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Nacqui a Trieste un paio d'anni dopo l'occupazione titina, allevato in un ambiente anticomunista in generale e antititino in particolare. Anche a scuola, mi ricordo, i maestri ci facevano studiare la storia sottolineando il patriottismo italiano, ci insegnavano inni patriottici che cantavamo molto spesso e nelle lezioni di Italiano l'idea di patria, nazione, italianità ci veniva somministrata con una frequenza da lavaggio del cervello. A scuola naturalmente non si faceva politica, ma l'anticomunismo usciva in ogni possibile occasione.

Nel ‘56 l'Ungheria fu invasa dall'Unione Sovietica. Io avevo nove anni e gli appelli della resistenza ungherese che venivano trasmessi alla radio mi impressionarono così tanto che, mi ricordo, smisi di giocare alla guerra per giorni. Mi indignai con il mondo intero perché nessuno aiutava quella piccola nazione. Più tardi mi convinsi che le dittature, sia di destra che di sinistra, fossero nefaste. Non so quanto l'invasione dell'Ungheria abbia contribuito a questa mia convinzione, certo fu importante per confermare le idee che mi ero fatto del comunismo.


Passarono gli anni e mi convinsi sempre più che il comunismo era, per i suoi errori, una tragedia per qualsiasi paese. Gli errori erano dimostrati sia dai risultati politici, il comunismo continuava a esistere solo grazie alle dittature, sia dai pessimi risultati economici, nessun paese comunista si è mai avvicinato ai risultati economici dei paesi capitalisti.

Le lezioni di economia all'Istituto Tecnico per Geometri mi convinsero della validità del capitalismo. Questa mia convinzione rimase ben salda fino alla mia entrata nel mondo del lavoro, dove incominciarono a sorgere i primi dubbi.

Una società a fine di lucro cerca con tutti i mezzi di ottenere il massimo del guadagno dalla sua attività. Per fare ciò ha solo due possibilità; diminuire le spese e aumentare le entrate. Per aumentare le entrate si deve immettere sul mercato un nuovo prodotto non offerto dalla concorrenza (difficile da attuare e comunque di limitata durata) oppure offrire prodotti già commercializzati a prezzi minori. Per poter diminuire i prezzi bisogna inventare un nuovo processo tecnologico che permetta di creare lo stesso prodotto con minore spesa ( questo darà un vantaggio fino a che la novità non verrà copiata da altri) , oppure bisogna diminuire le spese.

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Ci sono due tipi di spese che ogni ditta deve affrontare: una è quella per l'acquisto dei materiali, l'altra è quella per retribuire la manodopera. Poiché non si può influire più di tanto sul prezzo dei materiali, le aziende tentano di abbassare il costo della manodopera in tutti i modi leciti, e spesso meno leciti, o comunque non etici. Lavoro nero, lavorazioni date a terzi, impiego di immigrati clandestini, risparmio sulle misure di sicurezza, mancati versamenti dei contributi, sono alcune delle azioni che mi videro testimone nel mondo del lavoro.

Questi soprusi erano generalizzati nel settore dell'edilizia, e in tutte le piccole imprese e uffici dove i lavoratori non erano organizzati in sindacati. Il capitalismo portava inevitabilmente, come affermato dal marxismo, allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Dopo alcuni anni di lavoro in Italia, eravamo agli inizi degli anni settanta, andai in Africa a lavorare per delle ditte internazionali. Qui trovai uno sfruttamento dei lavoratori più brutale; mentre i dipendenti espatriati si potevano avvalere di un contratto piuttosto vantaggioso e comunque determinato nel tempo, corroborato da altri benefici quali la casa e la macchina gratuite, i dipendenti locali, sia operai sia impiegati, erano in completa balìa dei loro datori di lavoro. Le loro erano assunzioni a tempo indeterminato, che voleva dire poter essere licenziati immediatamente, senza preavviso né compenso. Ricevevano, specialmente gli operai, delle paghe che non permetteva a loro di sopravvivere senza ricorrere a espedienti legali, secondo lavoro o piccoli traffici, o illegali, soprattutto furti. Inoltre venivano trattati da molti datori di lavoro e molti superiori come e peggio delle bestie. Li sgridavano, li insultavano e qualche volta li picchiavano come ai tempi della schiavitù.

Io, che tra l'altro non avevo uno stipendio dei più alti, ricevevo più di trenta volte lo stipendio di un operaio locale. Questa disparità di trattamento mi disturbava e mi convinse del tutto che il sistema capitalista non poteva essere il sistema economico migliore. Fu in quegli anni che "studiai" per la prima volta le cooperative.

Mi accorsi che la cooperativa aveva la stessa funzionalità operativa di una qualsiasi impresa capitalista, senza avere le grosse disparità economiche tra i suoi lavoratori.

Certo ogni cooperativa scendeva in competizione con le altre e questo avrebbe potuto causare scompensi in un sistema formato solo da cooperative, quindi il sistema andava regolato e controllato. Alla fine degli anni settanta avevo completato il mio pensiero sul sistema sociale della cooperazione universale com'è stato esposto in questa bozza.

opinions_7Quindi iniziai a scrivere i miei pensieri e le mie considerazioni in una specie di diario. Raccolsi articoli, notizie e idee che potessero dare un supporto al mio convincimento sul cooperativismo universale. Però, ve ne siete certamente accorti, non sono portato per lo scrivere. Inoltre la mia occupazione principale, quella che mi dà sostentamento, è l'edilizia che occupa sempre la maggior parte del mio tempo. Poi c'è la famiglia, che ti risucchia sempre un sacco di energie e di tempo, e c'è lo sport, che una persona sana dovrebbe sempre praticare e ci sono tante altre cose che uno deve fare e interessi che deve seguire... A farla breve, sono incredibilmente e velocemente trascorsi altri vent'anni e, anche se questa bozza è stata fatta e aggiornata negli anni, ho ancora bisogno di aiuto per continuare in questa avventura che per il momento è solo intellettuale, ma spero, anzi so che diventerà fisica; perciò lancio un appello a tutti quelli che condividono le idee di questo scritto a contattarmi per offrire la loro collaborazione. Io sono convinto che, con l'unione di persone motivate potremo in poco tempo e con poco sforzo arrivare al cambiamento di questa nostra assurda società.

BASTA CON LE INGIUSTIZIE !

PRENDI LA VITA NELLE TUE MANI

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CAMBIA IL SISTEMA

UNISCITI A NOI A CAMBIARE LA POLITICA

UNISCITI A NOI A PULIRE LA POLITICA

UNISCITI A NOI A CAMBIARE IL SISTEMA

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